Aprile 7, 2022

Viola: «Mascherina FFP2 efficace anche contro Omicron, un errore toglierle»

L’immunologa: «Se non si sta attenti c’è il rischio di reinfettarsi»

Tanti i trucchi che il virus della pandemia escogita per contagiare. Ma davanti alla mascherina FF2, se indossata bene e pulita, ha le armi spuntate. Ecco perché ne rivendica con forza l’utilità Antonella Viola, immunologa, direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza.

Un errore pensare di farne a meno?
«Nessuno dovrebbe metterla da parte e quando dico nessuno mi riferisco anche a chi ha avuto la malattia pochi mesi fa e ritiene di poterla dismettere sentendosi immune. Niente di più sbagliato. Al chiuso bisogna proteggersi, la mascherina FFP2 è efficace anche contro Omicron. Vediamo comparire varianti sempre più contagiose anche sui vaccinati incombe il rischio di infettarsi. La circolazione è sostenuta ed è dimostrato anche dalla comparsa dei ceppi ricombinanti che hanno origine nelle persone infettate da due virus differenti».

Quindi continuare a indossarla?
«Credo che in questa fase ci si senta troppo tranquilli. Vale la pena fare un piccolo sacrificio coprendo naso e bocca quando si entra in luoghi chiusi. Ammalarsi di Covid, anche per i vaccinati con tre dosi, non è una esperienza indolore. Se ne può uscire con conseguenze spiacevoli. Una lenta ripresa, stanchezza, fatica a riprendere gusto e olfatto, effetti su cuore, sistema nervoso e metabolismo. Oltretutto c’è la possibilità di reinfettarsi con Omicron dopo aver contratto la variante che l’ha preceduta, Delta».

Il tasso di reinfezioni in Italia è del 4,1% e sta crescendo secondo l’Istituto superiore di sanità. Almeno quattro persone su 100 sperimentano Omicron dopo aver già provato il virus Delta. La seconda infezione equivale a un richiamo vaccinale?
«Non lo sappiamo con certezza. L’ipotesi prevalente è che l’infezione naturale funzioni come un booster. Aspettiamo di raccogliere più dati. E’ un fenomeno nuovo, i vaccini comunque funzionano bene: proteggono dalla malattia grave nel 91% dei casi e dal contagio nel 66% dei casi. Il restante 34% può riprendere il Covid perché Omicron possiede la capacità di evadere il controllo del sistema immunitario. Uno studio di ricercatori del Qatar pubblicato sul New England Journal ha evidenziato che chi si è ammalato è protetto al 90% da Delta e appena al 56% da Omicron, che fa la differenza».

Sono da poco comparse ceppi ricombinanti, frutto della mescolanza di frammenti di geni di due sotto-varianti di Omicron (BA.1 e BA.2). Preoccuparsi o no?
«Non vedo grossi pericoli. In pochi mesi Omicron ha preso il sopravvento. Ora è diverso. I primi virus ricombinati sono stati sequenziati a gennaio e i casi non sono aumentati. Non dovrebbe trattarsi di un pericolo emergente».

È fresco di stampa il suo libro, «Il sesso è (quasi) tutto», edito da Feltrinelli. Un capitolo è dedicato alla differenza di genere. Cosa ci ha insegnato il Covid-19?
«Anche in questa occasione non si è prestata sufficiente attenzione alla questione di genere non solo nel curare l’infezione ma soprattutto nella gestione della vaccinazione. Appena il 4% degli studi clinici hanno previsto un piano per analizzare il sesso come variabile della risposta a nuovi approcci terapeutici».

Fonte

Di Margherita de Bac
Corriere della Sera